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Le storie dei fiori

I fiori di Monte Inferno è un libro uscito nel 2020 e nato in collaborazione con i componenti della famiglia Giorgi, protagonista del documentario. Ognuno di loro ha scritto la storia del suo fiore contenuto nel libro. Ecco tutti i racconti.

Rosa

In un luogo incantato vi era una bellissima pianta di rose. Allimprovviso vi si posò sopra una colomba bianca e con tanta gentilezza domandò alla rosa se poteva farci su il nido per la sua prole. Tutto d un tratto la rosa sfoggiò tutta la sua bellezza e rispose: Certo che puoi bellissima creatura. Io nasco nel giardino dellEden dove tutto era sano, bello e profumato. La colomba si fidò delle sue parole e costruì il nido, vi pose le uova e nacquero dei bei colombi. Un giorno la colomba si allontanò per cercare il cibo e, tutto dun tratto, ecco arrivare un grosso serpente. I colombi, tutti agitati, pensarono di morire, ma una voce vellutata e tenue disse: Ciao giovani, io sono la rosa su cui vi siete poggiati. Non temete.”

Li tranquillizzò. Il serpente non potrà mai salire su di me. Ho sofferto tanto in passato per difendere la mia bellezza e così mi sono circondata di tante spine in modo che nessuno possa toccarmi”. Il serpente tentò, ma poi, infuriato, se ne andò.

Marco

Mimosa

Cera una volta, nel giardino della casa di Giorgio una piantina di mimosa che egli custodiva accuratamente. Ogni mattina ci versava un goccino dacqua per poterla far crescere e una volta lanno le tagliava qualche ramo per farla stare meglio. Le era tanto affezionato che le diede anche un nome: Marzia. Con il passare degli anni Marzia divenne un grande albero, che tutti dalla strada, mentre camminavano, ammiravano con stupore. Cera soltanto un problema, che lei era sempre triste perché non aveva nessuno che le facesse compagnia. Un giorno però, un uccellino allimprovviso passò di lì e inaspettatamente portò con sé un seme, che depose sotto lalbero.

Daniele

Margherita rosa

Con il passare del tempo e con lacqua che Giorgio dava allalbero,il seme diventò una margherita rosa che chiamò Rossana. Così Marzia diventò felice perché ebbe unamica e raccontò a Rossana che,per decisione della Natura, lei faceva i fiori soltanto per le prime due settimane di marzo e poi era destinata a spogliarsi dei suoi pallini gialli. Nonostante fiorisse solo in questo periodo, le persone tentavano dalla strada di staccare i ramoscelli per regalarli alle donne per la festa della donna”. Dopo pochi giorni Marzia perse i suoi fiori e si addormentò. Ma Giorgio portava sempre, ogni giorno, un goccino di acqua alle due piante e Rossana, che era una pianta sempre verde e piena di vita e

di colore, divenne un vero e proprio cespuglio. A marzo Rossana era molto contenta perché Marzia si sarebbe risvegliata. Aspettò il primo giorno, il secondo, il terzo… ma niente. Il quarto giorno, in una mattinata calda e piena di sole, Rossana vide arrivare degli uomini con una taglialegna che, avvicinandosi con passo deciso, dissero a Giorgio di dover abbattere quella mimosa perché ormai deceduta.

A questa notizia, Rossana pianse ininterrottamente, perché si era tanto affezionata a Marzia e soprattutto perché non aveva potuto salutarla unultima volta. Qualche ora dopo, quel grande e cespuglioso albero di mimosa non cera più e Rossana rimase sola e triste per il resto della vita.

Daniele

Beloperone

Un giorno un uomo sincamminò in un campo pieno di piante fiorite. Si trovò un pospaesato perché aveva sempre vissuto in città e nella sua mente pensò come mai non si fosse accorto di così tanta bellezza proprio vicino dove aveva sempre vissuto. Si sdraiò con gli occhi rivolti verso il cielo e a un certo punto sentì dialogare tra loro le piante che lo circondavano. Cerano piante di camomilla che bisbigliavano con una strana pianta, il beloperone, con tante spighe cariche di

fiori variopinti ma esenti da profumo. Allora la camomilla disse al beloperone: Vedi amico mio, noi con il nostro profumo imponente facciamo addormentare ogni essere umano”. Rispose con sfoggio il beloperone: Vedi, cara Camomilla, oggi il mondo non ha più bisogno di esseri umani che dormono. Ha bisogno di tanta meraviglia e di esseri umani che pensano come mai una pianta bella come me non ha profumo. Spero che lessere umano, attraverso la mia bellezza, un giorno possa far riuscire quel profumo che per causa loro ho perso.”

Marco

Euryops pectinatus

Largento sono le mie foglie, loro sono i miei fiori e, a differenza dei metalli, sono viva e non costo nulla. Dentro di me scorre un mare di linfa, ma purtroppo oggi sono sempre di meno gli esseri umani che mi apprezzano, mi usano solo per abbellire il loro ambiente ma poi non mi curano per niente. E così, tante mie sorelle che hanno la fortuna di aggrapparsi a madre natura, sopravvivranno. Vorrei chiedere alluomo che mi ha piantato perché mi ha abbandonato.

Dio perdona loro che non sanno cosa stanno combinando, ma un giorno capiranno. La loro vita è attaccata alle tante piante come me, noi gli doniamo la cosa più importante per la loro sopravvivenza e se potessi parlare anche con uno solo di loro gli direi: Sono l Euryops pectinatus e come te un giorno sono nato. Il tuo genere mi sta distruggendo. Ho i fiori come loro e le foglie come largento. Guardami bene, non ho molto tempo.”

Marco

Nemesia

Mentre passeggiavo, trovai un fiore, una nemesia. Ammirai la bellezza e la perfezione di tutte le sue parti ed esclamai: Ma tutta questa bellezza che dilaga in altri fiori simili, splende e fiorisce non contemplata da alcuno, anzi nessuno che passa di lì la vede”. Ad un tratto il fiore rispose: Stolta! Tu credi che io fiorisca per essere visto? Io fiorisco per me e non per gli altri. Fiorisco perché è questo che mi piace fare. Vedere la mia bellezza e la gioia che solo il sole mi sa donare”.

Martina

Lavanda

In un tempo molto lontano ci fu una grave carestia dove molte piante morirono, ma solo una sopravvisse: la lavanda. Un giorno un bambino passò accanto a lei e le chiese come mai fosse ancora viva. La lavanda con simpatia rispose che era molto potente ed era stata creata per sconfiggere quella carestia. Dopo un podi settimane, il Re decise di eliminare tutte le piante perché voleva bonificare il terreno dalle malattie. Ma appena il bambino lo seppe, andò a dire al Re di non togliere le lavande poiché erano loro che sconfiggevano le malattie. Ma il Re non gli credette. Allora il bambino riferì la notizia alla lavanda e lei gli indicò di prendere un podi piante e piantarle dentro il suo terreno di casa. Il bambino così fece, ma alcuni giorni dopo, successe che il bambino si ammalò di una brutta malattia.

Lui andò dalla lavanda per dirglielo e lei, molto dispiaciuta, si mise a piangere. Ma poi ebbe lidea di emanare un profumo, che era molto speciale, e in questo modo riuscì piano piano a curare il bambino. Da questo momento in poi, tutte le persone del villaggio si misero le lavande in casa e nel giro di tre settimane la gente del regno guarì. Il Re, che non aveva creduto al bambino, ripiantò le piante e lo invitò a corte congratulandosi e dandogli una grande ricompensa in oro e, in più, qualche terreno. Il ragazzo crebbe e con quelloro diventò benestante e così possiamo dire che anche una pianta ci può cambiare la vita.

Stefano

Hebe Veronica

In un piccolo paese viveva una bambina di nome Veronica. Era una bambina vivace e combattiva che giocava sempre mentre i genitori e i nonni le dicevano di fare qualche cosa. Ma lei non aveva voglia di fare nulla e anche le persone del paese le dicevano: Veronica, vieni qui, prendimi quel secchio”, e lei: Non mi va”. Allora le dicevano: Veronica dai!” e lei rispondeva: Embé che c’è, embé”. E da lì iniziarono a chiamarla Ebe. Ebe era una bambina vivace e crescendo il suo carattere non cambiava. Amici e parenti la chiamavano con quel soprannome e lei lo mantenne. Veronica non sapeva che soffriva di una grave malattia e morì. Fu sepolta sotto un albero e sopra la sua tomba piantarono una pianta dal colore particolare: viola blu. Questa pianta prese il nome di Hebe Veronica proprio dal soprannome della bambina.

Francesca

Margherita bianca

Un giorno, in un piccolo parco di montagna, una ragazza che passeggiava di lì vide una pianta secca. Si sedette accanto a lei per cercare di capire di che specie fosse e intanto la bagnò con un bicchiere dacqua. Il giorno dopo ripassò di lì, la curò, lannaffiò e dopo un paio di giorni la ragazza scoprì che era incinta. Intanto la pianta si era ripresa. La ragazza ogni giorno parlava con la pianta e cercava di capire di che specie fosse e un giorno sbocciò un fiore bianco che parlava e disse che si chiamava Margherita. La ragazza parlava sempre con Margherita e intanto la bambina nella sua pancia cresceva. Arrivò il freddo in montagna e la margherita morì. Quando la ragazza lo venne a sapere era in ospedale perché doveva partorire e, pensando alla pianta e a tutte le loro conversazioni, decise di chiamare la figlia Margherita.

Stefano

Bocca di leone

Ciao mi chiamo Marco ho 43 anni e sin da ragazzo sono stato appassionato di un animale: il leone. La mia voce forte mi eguaglia un poal ruggito possente di un leone e, col passare degli anni, mi sono bardato di un grosso anello raffigurante un leone con la bocca aperta come ad esternare quasi la mia personalità. Così proprio come un leone, un bel giorno, vengo chiuso in gabbia. In questa gabbia comincio a pensare al passato e, come per incanto, dalla rabbia che esce dal mio animo sboccia un fiore, una bocca di leone, un fiore piccolo ma con una possente bocca che somiglia proprio a quella di un leone. La vedo, la vivo, la sento, fino a che una notte mi appare in un sogno e mi dice: Ciao io sono il fiore che hai sempre desiderato. Ho la tua stessa bocca, ma ho imparato a esprimere solo sensazioni belle. Non ruggisco mai, ma ti assicuro che con il mio silenzio, con il mio profumo, con il mio colore riesco a farmi sentire meglio di te, quindi fai come me, esprimi il bello che c’è in te e ti sentirai libero come me”.

Marco

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